In Italia, in Europa e nel mondo si parla sempre più spesso di digital media literacy, l’insieme delle competenze digitali che ogni cittadino dovrebbe avere per orientarsi in maniera consapevole e attiva nel mondo, sia online che offline, dal momento che queste due realtà sono sempre più legate.
Oggi sono tantissime le opportunità offerte dalla rete: possiamo consultare la nostra scheda medica online, pagare le tasse, informarci, oltre a fare degli acquisti, e ogni cittadino deve essere in grado di fare queste azioni quotidiane, discernendo in maniera efficace un sito affidabile da uno non affidabile, una notizia vera da una falsa, etc. Ma non solo, essere “letterati digitali” vuol dire anche capire il significato dei messaggi, a seconda dei media che li trasmettono, sapersi orientare tra le diverse forme di comunicazione, essere in grado di creare contenuti appropriati.
È anche una questione di sicurezza, ma in primo luogo di cittadinanza e inclusione.
A proposito la Commissione UE ha indicato le azioni a sostegno dell’uso delle tecnologie e dello sviluppo delle competenze digitali nel settore dell’istruzione, fin dalla Scuola Primaria, raggruppate in 3 macro aree:
- Utilizzare meglio la tecnologia digitale per l’insegnamento e l’apprendimento
- Sviluppare le competenze e le abilità digitali
- Migliorare l’istruzione mediante un’analisi dei dati e una previsione migliori
In linea con le disposizioni europee, oltre che a scuola si può introdurre la digital media literacy anche a casa, alimentando lo spirito critico dei bambini e facendoli riflettere fin dalle piccole azioni che svolgono online in famiglia.
Come? A partire dall’indicazione dei siti autorevoli dove trovare informazioni durante una ricerca: se si vuole sapere il significato di una parola si possono consultare i siti della Treccani e dell’Accademia della Crusca, piuttosto che affidarsi a blog e siti minori; se si cerca la ricetta per una torta è bene confrontare più siti, senza dare per buono il primo che si trova. È utile abituare i bambini che usano app di gioco a distinguere il gioco vero e proprio da eventuali messaggi pubblicitari, sui quali non bisogna cliccare.
Per non finire in siti sbagliati si può anche usare un motore di ricerca dedicato ai piccoli, come per esempio Kiddle e Qwant Junior.
Come suggeriscono i nostri esperti Rosy Nardone e Federico Taddia nei loro articoli, è bene porre domande, innescare un dialogo, oltre a impostare le regole per la navigazione. Così facendo – sottolinea INDIRE Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa – si incentiva il ragionamento e l’inclinazione a porsi a propria volta delle domande quando ci si trova online, anche da soli:
In conclusione, non solo la conoscenza degli strumenti (alla base di ogni literacy che riguardi il computer), ma anche la valutazione dell’informazione, l’analisi critica del modo in cui sono stati costruiti i media digitali (come sono progettati e strutturati i siti, ad esempio e le funzioni dei link tra i siti) e la retorica comunicativa che li caratterizza, sono tutte competenze da includere nella locuzione digital literacy. Un concetto, quindi, molto ampio che comprende una dimensione critica e presuppone il perseguimento di finalità sociali e politiche.