Lo strumento principale per tutelare i bambini quando usano i loro dispositivi per navigare in internet è senza dubbio il parental control perché impedisce l’accesso a siti con contenuti inappropriati per i minori (pornografia, adescamento online, odio, razzismo, gioco d’azzardo), ritenuti non idonei o a pagamento.
Questo sistema, obbligatorio per legge dal 21 novembre 2023, ha però anche un’altra funzione fondamentale: consente di limitare lo screen time, cioè il tempo che trascorrono online. Offre inoltre un sistema di reportistica per i genitori, così da restare sempre aggiornati sulle attività svolte dai figli.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso posizione a riguardo stilando le linee guida che riguardano specificamente i bambini sotto i 5 anni di età. L’OMS invita all’attività fisica contro un modello di vita sempre più sedentaria, che nuoce alla salute nel breve e nel lungo periodo. Quindi no agli schermi per i bambini al di sotto dei 2 anni di età, e al massimo per un’ora per i bambini tra i 2 e i 4 anni. L’OMS precisa che in questa fascia di età è bene trascorrere almeno 3 ore al giorno impegnati in un’attività fisica, meglio se all’aperto.
Le regole dettate dall’OMS sono parse a molti nel campo (per esempio l’autore Jordan Shapiro) un po’ troppo restrittive, ma va considerato che si limitano e focalizzano sui primi anni di vita, in cui è bene non esagerare con l’esposizione a fonti luminose e in generale ad animazioni complesse.
Più il bambino cresce d’età, più l’approccio largamente condiviso include una maggiore responsabilizzazione e un invito all’autonomia nella gestione delle tecnologie.
Per questo – dando per scontato che si siano prese tutte le precauzione necessarie a una navigazione sicura – se da un lato il consiglio degli esperti è quello di concordare regole e tempi per lo screen time, dall’altro un supporto utile nella gestione del tempo passato davanti agli schermi è il parental control o filtro famiglia, un software o un’app che consente di evitare l’esposizione dei bambini a contenuti considerati per loro inopportuni, ma anche di limitare e monitorare il loro utilizzo del computer, per esempio impostando la durata e il numero giornaliero delle connessioni, i programmi e i videogiochi cui possono accedere.
È utile anche fare un passo indietro e riflettere sui tipi di schermi con cui i figli interagiscono durante la giornata, e sulle attività svolte. In generale, il tablet è più indicato dello smartphone per bambine e bambini che frequentano la scuola primaria, sia per il formato che per i tipi di attività, generalmente ludico-didattiche, che possono svolgervi.
È meglio passare più tempo a svolgere un’attività formativa su un dispositivo, che permette di imparare in maniera stimolante, piuttosto che passare tanti brevi momenti passivi. E se proprio non si riesce a limitare il tempo trascorso davanti a uno schermo, possiamo sempre cercare di sfruttare quel tempo per imparare qualcosa o svolgere attività interessanti.