Di cosa parlano i giovani sui social network, e soprattutto, di cosa parlano gli YouTuber e gli influencer che seguono? Quali sono i temi del momento? E in che modo ne parlano? Cos’è la cancel culture e come funziona?
Come genitore di bambini che si stanno per affacciare sui social è mia abitudine tenermi aggiornata sulle tematiche più discusse e sulle conseguenze che possono avere sui ragazzi.
“Quella celebrità è stata cancellata”. “Secondo i miei amici, sono stato cancellato perché non stavo simpatico”. Queste affermazioni potrebbero sembrare un po’ strane fuori dal contesto, ma se ci interessiamo un po’ delle nuove dinamiche che accadono sui social capiamo subito di cosa si tratta.
Questi temi portano con sé anche un lessico nuovo, come genitore mi sento di suggerire di non fermarci alla superficie, ma di approfondire per capire in quale contesto viene utilizzato e quali dinamiche creano. Solo così possiamo sapere in quale territorio approderanno i nostri figli nel momento in cui saranno utenti attivi sui social network.
Cancel Culture
L’espressione inglese “cancel culture” descrive quel fenomeno sociale per cui si decide di ritirare il proprio supporto a un personaggio pubblico, ad esempio Instagrammer o aziende, con cui non si è più d’accordo.
La cultura dell’annullamento purtroppo è diventata qualcosa di più, il tentativo di porre fine alla carriera o alla popolarità di qualcuno ritenendolo responsabile di un comportamento immorale. Questa azione di emarginazione forse non è qualcosa di nuovo, ma è una sfaccettatura di ciò che già conosciamo, il cyberbullismo.
Quindi, cosa significa essere cancellati? Quando qualcuno viene cancellato, significa che la sua reputazione ha subito un duro colpo a causa di un errore da cui è quasi impossibile tornare indietro, giustificare o scusare.
Avviene prevalentemente sui social media, la cultura della cancellazione comporta commenti incessanti, post e condivisione del presunto comportamento immorale. Con l’intenzione di rimuovere qualcuno da un posto di autorità o popolarità, questi sforzi vanno avanti all’infinito.
Non solo gli influencer sono vittime della cancel culture. Può succedere anche a qualsiasi persona. È fondamentale che i bambini, i ragazzi e gli adolescenti capiscano quanto è potente questo comportamento. Anche se il materiale che condividono è destinato a sparire nelle 24 ore.
Attivismo digitale, nuova forma di partecipazione sociale e politica
Spesso criticato, sottovalutato, che potenza ha veramente l’attivismo digitale? L’utilizzo di piattaforme digitali per incoraggiare il cambiamento sociale o politico – come si è visto durante le elezioni statunitensi, il movimento Black Lives Matter e il precedente #metoo – ha davvero una portata enorme. Questo nonostante sia stato accusato di disincentivare la partecipazione attiva delle nuove generazioni per la facilità e la poca richiesta di coinvolgimento.
Tornando in Italia, pensiamo alla raccolta fondi da parte di Chiara Ferragni e Fedez per rafforzare la terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano durante l’emergenza sanitaria Covid-19. Una campagna record che ha raggiunto quasi 4,5 milioni di euro grazie a 206 mila donatori e a 180 mila condivisioni sui social media.
L’attivismo digitale ha dimostrato di essere un potente mezzo di mobilitazione politica di base e fornisce nuovi modi per coinvolgere i manifestanti. Inoltre, le azioni online possono essere importanti in paesi dove gli spazi pubblici sono altamente regolamentati o sono sotto controllo militare. In questi casi, le azioni online sono un’opzione migliore delle azioni “dal vivo” possibilmente pericolose dal punto di vista fisico.
I social media sono diventati il luogo e lo strumento per i giovani per confrontarsi su questioni sociali specialmente durante la pandemia. Instagram, Twitter, Facebook, Go-fund Me, Change.org e persino TikTok, sono le piattaforme che i giovani hanno usato per condividere, discutere e raccogliere fondi sulle ingiustizie sociali.
Tuttavia, i contenuti condivisi su queste piattaforme a volte possono contenere immagini dannose per ottenere un valore shock dal pubblico. Immagini che possono essere sconvolgenti per i bambini piccoli e anche qui è importante adottare misure per gestire ciò che vedono online.
Body positivity e Body Shaming
Cosa si intende quando si parla di Body positivity? Con questo termine si ribadisce che tutte le persone meritano di avere un’immagine positiva del corpo, indipendentemente da come la società e la cultura dominante vedono la forma, la dimensione e l’aspetto ideali.
La Body positivity mira anche ad aiutare le persone a capire come i messaggi dei media contribuiscono al rapporto che le persone hanno con i loro corpi, compreso il modo in cui si rapportano con il cibo, l’esercizio fisico, l’abbigliamento, la salute, l’identità e la cura di sé. Comprendendo meglio l’effetto che tali influenze hanno, la speranza è che le persone possano sviluppare un rapporto più sano e realistico con i propri corpi. E come genitori non possiamo che auspicare questo per i nostri figli, che inevitabilmente approderanno ai social.
Sempre più influencer su Instagram e TikTok stanno abbracciando questo movimento, anche se sembrerebbe un paradosso che si parli proprio di queste tematiche su un social network che ha portato all’eccesso l’utilizzo dei filtri.
Body positivity nasce in risposta al Body Shaming, ovvero essere derisi per qualche chilo di troppo, per i brufoli, per delle cicatrici o semplicemente per il modo di vestire, e i social sono la culla del Body Shaming.
Termini nuovi che come abbiamo visto richiamano dinamiche già note, la derisione, l’emarginazione. Parlarne oggi con i nostri bambini ci aiuta ad accompagnarli ad avere un uso consapevole della rete e dei suoi luoghi di ritrovo.
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