Telefonini, tablet, computer, console per videogiocare, smart TV, smart speaker. È successo tutto molto velocemente e nel giro di poco più di un decennio ci siamo ritrovati attorniati da una moltitudine di apparecchi connessi con i quali possiamo lavorare, comunicare e intrattenerci in ogni momento e in ogni luogo. E la casa non ha fatto naturalmente eccezione, anzi.
Nella mia famiglia, anche per il tipo di lavoro che svolgo (strettamente legato ai contenuti digitali), i dispositivi connessi sono entrati piuttosto rapidamente. Nel tempo ho avuto modo di accorgermi di quale sia il loro richiamo tanto su noi adulti quanto su bambini e ragazzi. In particolare, è lo smartphone, il più portatile e perennemente “on”, a vincere la palma dell’invasività, con il suo numero potenzialmente infinito di notifiche e con la sua vocazione a tenerci sempre in contatto con il resto del mondo. Uno strumento utilissimo per molti versi, che però può facilmente distrarci, interferendo o fagocitando molti momenti della vita personale e familiare. Per questo, per tentare di preservare il “benessere digitale” tra le mura domestiche, con il mio compagno e con i figli abbiamo concordato alcune regole. O meglio, abbiamo individuato 3 luoghi o situazioni in cui lasciare da parte i cellulari quando siamo a casa. Devo riconoscere che, almeno su questi fronti, le limitazioni stanno funzionando. Sono del resto regole condivise da molte famiglie, semplici e abbastanza facili da applicare.
A tavola
Quello del pasto serale, quando ci si ritrova tutti intorno allo stesso tavolo, è un momento significativo a livello di comunicazione: se non ci si è visti per buona parte della giornata (ebbene sì, capita anche se si è stati tutti a casa in smartworking o in DAD) è normale che arrivati a sera le relazioni e le emozioni abbiano bisogno di esprimersi e liberarsi. Lo squillo di una chiamata o il beep di una notifica possono interrompere il fluire di parole e legami. Anzi, di più, trovo che la stessa presenza del telefono appoggiato accanto al piatto di un commensale possa in qualche misura disincentivare la conversazione. Per questo motivo, non solo in casa è bene che la tavola sia un luogo phone-free, ma anche quando si esce con gli amici in un locale o in un ristorante trovo sia preferibile che i cellulari non stiano accostati a forchette e bicchieri. Mi sembra che la loro presenza implicitamente dica “se io sono qui e suono, la conversazione si interrompe o, peggio, finisce: io vengo prima di te”. E credo che anche sui bambini sortisca lo stesso effetto.
Nelle camere da letto
È ormai cosa nota che il cellulare vada tenuto lontano dalle stanze in cui si riposa. In generale, gli schermi di cellulari, computer e tablet dispongono di una retroilluminazione (“luce blu”) che è simile alla luce del giorno. Questa caratteristica dei dispositivi sembra influire sul nostro cervello, che rimane più attivo e riposa meno profondamente in presenza di tale tipo di luce. Per questo, per una qualità delle ore dedicate al sonno, è bene lasciare i cellulari fuori dalle camere da letto, la nostra e quelle dei figli. In questo modo si contiene anche il fenomeno del “vamping”, che coinvolge sia adolescenti che persone mature, che nel cuore della notte si svegliano con l’ansia di controllare chat di instant messaging e profili social nel timore di perdersi qualcosa della vita che scorre in rete. Nella mia esperienza di mamma di bambini piccoli, inoltre, ho sempre tenuto il mio cellulare fuori anche dalle loro camerette: il momento del gioco e della lettura condivisa prima della buonanotte non veniva così interrotto da squilli inopportuni.
Ha contribuito a mantenere questa buona abitudine anche l’aver stabilito un punto unico di ricarica dei cellulari per tutti i membri della famiglia. Ad una certa ora i dispositivi vengono collegati nello stesso punto, in corridoio, lontano dalle camere e dalla tentazione dell’ultima sbirciatina.
Davanti a film e serie tv
Come ho già scritto in questo articolo, guardare film e serie tv insieme ai bambini costituisce un momento importante di condivisione. Per i miei figli, soprattutto quando erano piccoli, la visione di un film era spesso interrotta dalle molte domande che rivolgevano agli adulti seduti accanto a loro per avere spiegazioni o rassicurazioni. Ora che sono cresciuti questo accade meno di frequente (soprattutto perché trovare un titolo che metta tutti e quattro d’accordo è diventata una cosa complicata), ma se per una favorevole congiunzione astrale si riesce a stimolare il loro interesse verso un film o una serie tv di qualità, si possono innescare riflessioni e considerazioni anche su argomenti cruciali e di attualità come l’amicizia, la parità di genere, il razzismo. Ovviamente, se invece di condividere attivamente la visione, gli spettatori sono distratti tutto il tempo dal cellulare, per guardare social, chat e news… il beneficio della visione condivisa si perde.
Come potrete immaginare, non sempre tutti in famiglia rispettano queste limitazioni, le deroghe esistono, ma sono l’eccezione. Credo che a farcele accettare sia soprattutto il senso di benessere che ne deriva.